IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

martedì 18 dicembre 2012

Aumentano i poveri, a rischio un italiano su tre

Aumentano i poveri  a rischio un italiano su tre 

(AGI) - Roma, 18 dic. - Aumentano i poveri in Italia: e' a rischio una persona su tre, mentre un pensionato su due ha un reddito sotto i mille euro. E' la fotografia scattata dal Rapporto sulla coesione sociale realizzato da Istat, Inps e ministero del Lavoro. Dallo studio emerge anche che solo il 19% dei contratti di lavoro e' stabile e che per i giovani il tempo indeterminato e' sempre piu' lontano. Il rischio di poverta' o di esclusione sociale, si legge nel rapporto, e' cresciuto per l'Italia dal 26,3% del 2010 al 29,9% del 2011, un livello significativamente superiore alla media europea. La variazione negativa di 3,3 punti percentuali e' la piu' elevata registrata nei Paesi compresi europei.
Nel 2011, spiega lo studio, "le famiglie in condizione di poverta' relativa sono in Italia 2 milioni 782 mila (l'11,1% delle famiglie residenti) corrispondenti a 8 milioni 173 mila individui poveri, il 13,6% dell'intera popolazione. Nel corso degli anni, la condizione di poverta' e' peggiorata per le famiglie numerose, con figli, soprattutto se minori, residenti nel Mezzogiorno e per le famiglie con membri aggregati, dove convivono piu' generazioni". Nel 2011, segnalano ancora Istat, Inps e ministero del Lavoro, "l'incidenza della poverta' relativa e' pari al 27,8% fra i minorenni se questi vivono con i genitori e almeno due fratelli (10,1% se si fa riferimento alla poverta' assoluta), mentre e' pari al 32% (18,2% nel caso della poverta' assoluta) se vivono in famiglie con membri aggregati.
La poverta' relativa mostra alcuni segnali di miglioramento fra gli anziani; tuttavia, una vulnerabilita' in termini economici permane soprattutto nel Mezzogiorno, dove risulta relativamente povero il 24,9% degli anziani (7,4% quelli assolutamente poveri)".
  Milano e Roma accolgono il 71% delle persone senza dimora stimate dalla rilevazione dell'Istat. Uno degli eventi piu' rilevanti del percorso che conduce alla condizione di 'senza dimora' e' la perdita di un lavoro (61,9%) insieme alla separazione dal coniuge e/o dai figli (59,5%) e, con un peso piu' contenuto, alle cattive condizioni di salute (16,2%). Nel complesso, la durata media nella condizione di senza dimora e' di 2,5 anni; prima di diventare senza dimora, il 63,9% viveva nella propria casa mentre il 7,5% ha dichiarato di non averne mai avuta una.
In quasi sei casi su dieci si tratta di stranieri (59,4%). Guardando al mondo dei pensionati nel 2011 sono 16 milioni 669 mila; di questi, il 75% percepisce solo pensioni di tipo invalidita', vecchiaia e superstiti (Ivs), il restante 25% riceve pensioni di tipo indennitario e assistenziale, eventualmente cumulate con pensioni di tipo Ivs. Quasi un pensionato su due (47,5%) ha un reddito da pensione inferiore a mille euro, il 37,7% ne percepisce uno fra mille e duemila euro, mentre per il 14,5% dei pensionati il reddito pensionistico e' superiore a duemila euro.
Dal 2009 al 2011, anche in funzione delle recenti riforme previdenziali, il numero dei pensionati diminuisce mediamente dello 0,4%, mentre l'importo annuo medio e mediano del reddito aumentano del 5,3%.
  Infine il 'pianeta' del lavoro dipendente conta nel 2012 (media primo semestre) 12 milioni 288mila occupati (anche agricoli e domestici), circa 165mila in meno rispetto all'anno precedente (-1,3%). La flessione riguarda tutto il Paese (con l'unica eccezione della Valle d'Aosta) ed e' particolarmente accentuato nelle Isole (-4,5%), nel Centro e nel Sud (-1,7%). Nord Ovest (-0,5%) e Nord Est (-1%) presentano un calo minore.
  In particolare in Lombardia, dove si concentra il maggior numero di lavoratori dipendenti, in media 2 milioni 738mila, pari al 22,3% del totale, si osserva la riduzione piu' contenuta (-0,2%). Un calo piu' marcato si registra in Sicilia (-4,6%). Sono 10 milioni 492mila i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato, in calo rispetto all'anno precedente (-0,7%). Si riduce soprattutto il numero dei lavoratori sotto i 30 anni (-8%) mentre aumenta quello degli over 30 (+0,7%). Le donne con un lavoro standard sono oltre 4 milioni 206mila, in crescita dello 0,4% rispetto al 2011, mentre i colleghi maschi (6 milioni 286mila) presentano una flessione dell'1,5%. I lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato fanno registrare un deciso decremento nell'ultimo anno (-4,1%), particolarmente marcato nelle Isole (-10,9%) e nel Centro (-5,3%).
Il lavoro a tempo parziale riguarda in prevalenza l'universo femminile: nelle forme tipiche di part time, orizzontale verticale e misto, le donne rappresentano, nel 2012, rispettivamente il 73,4%, il 69,6% e il 76,2% dei lavoratori con contratto a orario ridotto. (AGI) .

Commento di Oliviero Mannucci: Grazie Monti! Grazie politici del cazzo!

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