IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

venerdì 19 luglio 2013

In Italia non si premiano i più competenti, ma quelli più fidati

 

 
«Chi vigila sul vigilante?»: la vecchia, immortale domanda dei saggi antichi romani torna di estrema attualità dopo l'ennesimo scandalo di «mala-sorveglianza», quello sul «quasi-crack» del gruppo FonSai, che ha portato all'incriminazione e all'arresto della famiglia Ligresti

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Intanto che la giustizia fa il suo corso (per modo di dire) la domanda si moltiplica per tre, visto che su FonSai vigilavano l'Isvap, la Banca d'Italia (per Banca Sai) e la Consob (per i titoli quotati) oltre ai collegi sindacali, ai consigli d'amministrazione (con tanto di amministratori indipendenti) alla società di revisione e ai «dirigenti preposti» alla regolarità contabile, insomma una pletora di sentinelle perennemente addormentate. Un cumulo di norme e adempimenti schiacciante si conferma inutile a prevenire il dissesto, se chi comanda sul serio – i soci di controllo i dirigenti che essi e solo essi nominano – non sono capaci o, peggio, imbrogliano. Ed ecco che il nostro gravosissimo ordinamento si conferma essere soltanto una zavorra sterile_
Ci si interroga, ci si scontra, ci si lacera sui «perché» di questo stato di cose. Verrebbe voglia di interpellare il «guru» della meritocrazia Roger Abravanel per chiedergli come mai in questo Paese vengono (non sempre ma assai spesso) scelti per fare gli sceriffi dei tipi che poi tendono ad accordarsi con i banditi; o per guidare le navi gente che si preoccupa di fare l'inchino al loro vecchio capo (forse per l'abitudine di leccargli i piedi, che gli ha fruttato i galloni da comandante) anziché pilotare in sicurezza il bastimento... O ancora degli ottantenni per «commissariare» aziende, dei politici di professione per presiedere società... Per quale motivo, insomma, la logica dello «spoils system», comune a tante democrazia evolute come ad esempio gli Stati Uniti, non riesce in Italia a compenetrarsi con la logica delle competenze? Perché una volta che si è giunti nella condizioni di scegliersi collaboratori fidati, o «garanti» seri e perbene ma di proprio gradimento, non ce li si sceglie anche bravi? Semplice: perché quelli bravi tendono a essere più indipendenti. E il potere in Italia premia gli «yesman». Non che all'estero siano tutte rose e fiori. Proprio gli Stati Uniti, un altro paese dove la normativa finanziaria è pesante, ha dato adito a decine di gravissimi scandali finanziari dove pure, e in molti casi, gli «sceriffi» come minimo dormivano e spesso rubavano. Come dire: tutto il mondo è paese e la grande nazione dei ladri è ubiquitaria. Ma con una differenza: altrove, e negli States in particolare, chi rompe paga. Paga prima, paga di più. E di solito cambia mestiere. Da noi, no.

Sergio Luciano  


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