IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

martedì 17 settembre 2013

Ecco perchè "fare impresa" in Italia è una vera e propria impresa!

“Due adempimenti fiscali al giorno”
Per le imprese tre mesi di fuoco

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Il peso del fisco sulle pmi è arrivato al 68,3%, con lo Stato che ormai è diventato il socio di maggioranza dei piccoli esercizi ( ma senza partecipare alle spese). Lo rileva la Confesercenti
 
I dati delle Confesercenti: dalla rata Imu all’acconto Irap fino a Tobin Tax e Tares, tasse per 100 miliardi
Tre mesi da incubo attendono contribuenti e imprese. Da ottobre a dicembre li aspetta un “diluvio” di adempimenti fiscali, in totale 187 pratiche, al ritmo di 2 al giorno, per un valore di 100 miliardi di euro.

Dall’Imu, all’Irpef, Ires, Iva alla Tobin Tax è la Confesercenti a fare il conto, sottolineando che la mole di scartoffie in questi anni è cresciuta, dal 2011 se ne sono aggiunte altre 17, oltre agli obblighi formali. «Le aziende muoiono di troppa burocrazia e troppe tasse oltre che di crisi», è l’allarme lanciato dal presidente Marco Venturi, aprendo l’annuale appuntamento del Meeting Confesercenti alla ripresa autunnale.

Per le Pmi il peso delle tasse è elevato: «Addirittura al 68,3%, una pressione fiscale che fa dello Stato il socio di maggioranza delle imprese. È arrivato il momento di dire basta, non ci stiamo più - ha detto - negli ultimi 18 mesi 101.000 imprese commerciali hanno chiuso». E la ripresa è timida, ancora lontana. Ma dal suo inizio la crisi ha `bruciato´ mezzo milione di piccole imprese che si somma al 1,5 milioni di lavoratori dipendenti che non hanno più lavoro. E nel 2014 ci sarà il picco disoccupazione, ogni famiglia avrà 4mila euro in meno da spendere e questo produrrà un ulteriore calo dei consumi per complessivi 60 miliardi. Uno scenario da incubo rispetto al quale la Confesercenti tira le orecchie alla politica. «Basta galleggiare, non sono più sufficienti i compitini - ha avvertito Venturi - la crisi fa paura e la politica deve smettere di guardare se stessa, guardi invece ai problemi reali di famiglie e imprese. Chiediamo che non ci siano più aziende costrette a chiudere».

E sul tema delle priorità per «dare una svolta», Venturi boccia il patto tra Confindustria e sindacati. «È miope - ha detto - e sul piano politico un errore che indebolisce tutti. Un patto su temi cruciali quali politiche fiscali, industriali, revisione degli assetti istituzionali, spesa pubblica, come se fossero “roba loro” - ha stigmatizzato - come se 4,2 milioni di Pmi e di piccoli imprenditori, 1 milione di addetti e 9 milioni di dipendenti non contassero nulla. Non contesto la legittimità della scelta - ha proseguito - ma un’intesa ristretta appare più alla ricerca di visibilità che non di risultati effettivi, al servizio di interessi particolari che non generali». Le Pmi di Rete Imprese Italia hanno chiesto un incontro urgente al governo sulle priorità, a partire dalla riforma fiscale. E naturalmente dall’Iva. «L’aumento dell’Iva va cancellato, è una stupidità, una beffa per gli italiani» ha tuonato tra gli applausi della platea di piccoli imprenditori. Confesercenti calcola che l’aumento dal 21 al 22%, previsto dal primo ottobre, peserà per quasi 100 euro sulle tasche delle famiglie, da 3.407 a 3.505 euro annui. «Non porterà allo Stato i 3 miliardi attesi anzi - dice Venturi - farà perdere 300 milioni deprimendo ulteriormente i consumi e si bruceranno altri posti di lavoro». Con l’aumento al 22% l’Italia distanzierà paesi come Germania, Francia, Spagna, piazzandosi al quinto posto in Europa per livello di aliquote.

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